Cosa porteremo con noi dei 5 romanzi

Cosa porteremo con noi, nel nostro bagaglio culturale, dei cinque libri finalisti

del Premio Lattes Grinzane 2012

Vite segrete e luoghi inesplorati dell’io

La città dei vivi di Nicola Lagioia


L’autore in quest’opera ricostruisce fedelmente, fin nei minimi particolari, la storia dell’omicidio del ventitreenne Luca Varani, ucciso da Marco Prato e Manuel Foffo nel marzo 2016 nella periferia di Roma.

La capitale, culla della civiltà dal valore storico-culturale inestimabile, viene all’interno del racconto dipinta come “socialità e sfacelo, armonia e disordine”, una città che avvelena il sangue, una città eterogenea, un continuo incontro e mescolanza di corpi e ombre; una città di vivi popolata da morti.

E’ impossibile sfuggire a ciò che Roma riserba: è questa la sensazione soffocante che accompagna la lettura. Può succedere di tutto, ma sempre secondo una macabra logica dominatrice; le strade collegano tutto a tutti, creano qualsiasi tipo di legame portando persone, che mai l’avrebbero fatto, ad incontrarsi tra loro. Ed è proprio ciò che accade ai tre protagonisti di questa vicenda confusa. Tre sconosciuti, Tre diversi ceti sociali, tre diverse fasce di reddito e tre diverse zone della città; un sentiero invisibile che porta alla morte di Luca, vittima di una brutale violenza primitiva.

Un omicidio senza movente, privo di dinamiche definite, che lascia dietro di sé un amaro velo di dubbi irrisolti. 

Un racconto appassionante, travolgente, che, attraverso testimonianze, documenti ufficiali ed interviste, cerca di restituire giustizia e dignità all’accaduto, a Luca e a ciò che è rimasto dopo la sua morte.

Uno dei passaggi più emblematici ed interessanti dal nostro punto di vista riguarda il rapporto tra l’io, la vittima e il carnefice: ogni uomo vive nel terrore di poter indossare i panni della vittima, tuttavia nessuno prende mai in considerazione di poter vestire quelli del carnefice. La linea che ci separa da diventare l’una o l’altro però è molto più sottile di quanto crediamo; esemplari sono le personalità degli stessi assassini, Marco Prato e Manuel Foffo, che mai avrebbero creduto a chi una settimana prima avesse detto loro che sarebbero stati gli autori di un perverso massacro.

Significativo è anche capire la relazione tra la visione obbiettiva e il piano emotivo: l’uomo fatica a riconoscersi ed immedesimarsi, si sente lontano sia dalla vittima che dagli assassini che, per abitudini e scelte di vita, sembrano perfino confondersi in alcuni punti. Ma com’è possibile che si debba conoscere il meno possibile della vittima per considerarla tale e poterla avvicinare con empatia e nello stesso tempo conoscere il più possibile riguardo alla vita dei carnefici per poterli identificare effettivamente come assassini? 

Una lettura profonda che non fornisce risposte, ma stimola domande, scavando in noi senza pietà.

Gaiotto Anna Sole e Sautto Alice (5BSCA)

Libro per ragazze, donne e altri
Ragazza, Donna, Altro di Bernardine Evaristo

Il libro si presenta come un romanzo politico e corale.

Una lettura cruda, autentica, profonda, che ci mostra un articolato panorama femminile inglese, attraverso storie di lotta politico-sociale che non si affievoliscono di fronte ad ostacoli e difficoltà.
Le vite di grandi donne indipendenti e tenaci, tessute tra loro in una rete di accadimenti, incontri ed esperienze, che portano le protagoniste a maturare, plasmarsi e trovare se stesse. 

Una fusione armoniosa che si costruisce man mano e si risolve solo alla fine del romanzo.
I punti cruciali della narrazione coincidono con la ricerca di indipendenza, il desiderio e la sete di scoperta di sé e del mondo. Personalità caparbie e ribelli che non sono disposte a stare in silenzio per far piacere a qualcuno e assecondare il violento ed autoritario patriarcato che le opprime.

In quanto donne siamo state profondamente colpite e ipnotizzate dall’opera, che ha risvegliato delicatamente un travolgente sentimento di empatia ed orgoglio femminile. 

Tuttavia non è un libro scritto da una donna, sulle donne, per le donne: trattando di emancipazione e libertà espressiva risveglia quel sano femminismo di cui ogni uomo, inteso come essere umano, dovrebbe farsi portavoce. È un libro che affronta temi inavvicinabili, controversie e tabù sociali con una sincerità ed una sensibilità importanti. Un’opera energica e singolare finalizzata a sollevare attenzione su una determinata fetta della società: l’autrice esprime attraverso la letteratura un sentimento di ribellione che ambisce ad esplorare e capire cosa vuol dire essere una donna in una società sessista, essere di colore in una società razzista ed essere omosessuali in una società omofoba.
Una libera ed abissale indagine sull’identità, sotto tutti i punti di vista: sessuale, di genere, di etnia e personale. Una visione di apertura che fa crollare tutte le barriere sociali e culturali permettendo all’essere umano di essere indefinito, modellabile e non costretto dentro etichette e categorie stereotipate e fisse.

Inevitabile è cogliere il forte parallelismo che si crea tra il viaggio che l’autrice compie ricostruendo attraverso le storie delle protagoniste più di un secolo di storia inglese, e il viaggio che il lettore compie nella propria interiorità. Nonostante la diversità e la distanza tra le caratteristiche, lo stile di vita, ed il passato nostro e delle donne protagoniste, in queste pagine di denuncia e rivelazione diviene veramente difficile non riuscire ad identificarsi e connettersi a livello umano.

Oltre al valore dei contenuti salta all’occhio anche l’originalità sul piano formale: la punteggiatura è praticamente inesistente. L’assenza di pause e respiri, nonostante renda la lettura in alcuni punti contorta e poco scorrevole, allo stesso tempo dona al racconto un velo di fine stravaganza che rispecchia perfettamente il concetto di libertà di espressione di cui il libro stesso ne è manifesto.

Portando con sé un messaggio così urgente è un libro che arriva con veemenza ed ineluttabilmente ti cambia, a prescindere dalla tua età, etnia, identità o genere. 

Un libro che dovrebbe essere consigliato a tutti ed urlato al mondo intero, ma che nel contempo raggiunge una tale intimità che il lettore vorrebbe, egoisticamente ed irrazionalmente, tenerselo solo per sé.

Lettera ai giovani

Un mondo a portata di mano di Maylis de Kerangal

Il testo si presenta come un raffinato romanzo di formazione che, a livello non solo contenutistico ma anche formale, sospinge i giovani alla ricerca interiore finalizzata alla costruzione della propria individualità. L’uso della lingua è infatti uno degli aspetti più sorprendenti dell’intero romanzo: la letteratura come strumento per disseppellire termini spesso dimenticati e un linguaggio tecnico molto specifico a prova della grande ricerca che sta a fondamento dell’opera. L’autrice per prima dà l’esempio a noi giovani mostrando come solo attraverso lo studio, l’attenzione e una ferrea volontà sia possibile emergere, trovare una propria posizione nel mondo senza farci demoralizzare dal pessimismo storico ma soprattutto riuscendo a fuggire l’ingordigia del conformismo, di una corrente di appiattimento generale che sembra volere inghiottire l’originalità della mente umana trasformandola in qualcosa non più utile di un oggetto d’arredo. L’evasione da una gabbia di superficialità in cui siamo spesso costretti per poterci sentire accettati, l’elevazione personale da una condizione di mediocrità da imputare unicamente alla nostra mancanza di impegno e l’invito alla creatività, all’invenzione e alla creazione sono sicuramente i temi pregnanti il romanzo.

Il viaggio che la protagonista compie sfogliando le pagine incarna le principali insicurezze che un giovane si trova di fronte nel suo percorso di maturazione e a cui il testo si propone di cercare soluzione, stimolando il lettore ad un’indagine profonda di carattere personale. Spesso la via più semplice sembra essere quella indicata dagli altri, quella in cui ci sentiamo sicuri, in cui è permesso imputare la colpa dei propri errori ad altri. Ma come possiamo chiamare “nostra” una vita in cui recitiamo una parte non maggiore di quella di semplici comparse? Come possiamo definirci protagonisti, come possiamo definirci umani se mettiamo da parte i nostri desideri crogiolandoci nell’idea di una vita prestabilita e, in quanto tale, priva di responsabilità?

Un mondo a portata di mano è una lettera rivolta ai giovani per invitarli a non spegnere sé stessi, ma a valorizzarsi, a inseguire le proprie passioni, a non arrendersi alle difficoltà, a trovare sé stessi non in contrapposizione agli altri ma al loro fianco, a sostenere ma anche a lasciarsi prendere per mano, un invito a combattere, un invito alla vita.

Un volo silenzioso

Il sentiero delle babbucce gialle di Kader Abdolah

Il romanzo si immerge nella difficile vita di Sultan, soffermandosi sulle scelte da lui compiute, sulle sue paure, gioie, dolori e sul rapporto con le persone che hanno fatto parte della sua storia.
Dalla passione per la fotografia, a quella per la cinepresa e infine all’amore verso la scrittura: un’evoluzione di una mente viva, curiosa, un viaggio di un pensiero errante e di un’interiorità che combatte per la libertà artistica e lotta per non perdere se stessa, anche a costo della vita.

Ciò che ci è rimasto impresso da quest’esperienza di lettura è stato l’accorgersi di quanto sottile si sia rivelata la linea tra finzione e realtà: Kader Abdolah infatti scrive un libro su Sultan, ispirandosi in parte Sultan Farahangi (poeta e drammaturgo persiano giustiziato dal regime degli ayatollah a causa del suo impavido spirito rivoluzionario) ma anche a se stesso. Ascoltando le parole dell’autore stesso, siamo riuscite a capire quanto di sé egli abbia effettivamente riversato su queste pagine.
Nell’ultima fase della vita, dopo anni di lotte politiche, rivoluzioni e scelte decisive, Sultan vive in Olanda un periodo fecondo dominato da una sensazione di serenità, libertà e tranquillità. È qui che si dedica alla scrittura e a coltivare la relazione con Aurelia. 

Il rapporto tra la figura di Aurelia e la letteratura è significativo e ci riconduce al tema del silenzio che acquisisce grande importanza nell’opera: Aurelia non pronuncia mai una parola all’interno del romanzo, sembra quasi un’entità fittizia e ideale frutto dell’immaginazione del protagonista. Quello che li lega è un amore profondo, vivo, ma pur sempre muto. Lo stesso vale per l’amore tra Sultan e la letteratura: la letteratura è casa, dimora, sfogo; un flusso continuo di parole che scorrono impetuosamente dalla penna al foglio. Ma resta pur sempre un processo muto, silenzioso, a cui solo l’autore può dar voce. 

All’interno della narrazione l’autore, quasi per dovere morale, dedica molto spazio alle figure femminili: in una cultura come quella iraniana che soffoca e perseguita le donne impedendo loro di esprimersi, Kader Abdolah porta avanti attraverso la letteratura una battaglia femminista, esaltando nel libro l’influenza fondamentale che le donne hanno avuto su Sultan, forgiandolo nell’uomo che è poi diventato.

Infine, interessante e curiosa, è stata la scelta da parte dell’autore di inserire come prologo un brano di Farid al-Din’Attar preso dal “Verbo degli uccelli”: il passaggio racconta del mistico pellegrinaggio di un gruppo di pochi uccelli eletti finalizzato a raggiungere il loro re Simurgh, simbolo di Verità assoluta nella profondità del proprio sé. 

L’analogia tra i trenta uccelli eletti e Sultan diviene inconfutabile: il protagonista intraprende infatti, un “violento” viaggio alla ricerca di sé, cercando una dimensione e un luogo dove poter unire tutte le linee invisibili e i sentieri percorsi da lui e da tutte le paia di babbucce gialle, così da poter finalmente ricucire il legame tra se stesso ed il suo passato.




Fantasmi della memoria
Le conseguenze di Richard Russo

Il libro, attraverso gli occhi stanchi dall’età avanzata dei protagonisti, getta uno sguardo sull’America di Nixon dei primi anni settanta, per trovare un filo logico ed una spiegazione agli eventi di quel lontano fine settimana d’estate che segnò Lincoln, Mickey e Teddy per la vita.
Non si tratta di un romanzo di cronaca, ma bensì di una storia d’amore, amicizia, ricerca e nostalgia, che vede protagonisti tre ragazzi e i fantasmi del loro passato.  

La necessità di cercare costantemente una via di fuga, di scappare da un destino ingiusto, da una madre egoista o da una vita infelice e trovare il coraggio di vivere in modo autentico; l’importanza delle scelte, di essere consapevoli delle responsabilità e delle conseguenze che comportano. Questi sono i temi chiave del romanzo.

Eppure ai tre protagonisti, e di conseguenza a noi lettori, nascono spontaneamente delle domande: come si fa scegliere? Secondo quale criterio? Scelte diverse portano ad esiti differenti? O è già tutto scritto?
La verità? Non la sapremo mai fino in fondo. Per questo resteremo sempre naufraghi nel mare del rimpianto oscillando tra le onde dei “se” e degli “avrei potuto”. 

All’interno del libro le bugie assumono un ruolo prioritario: menzogne e verità non dette di ogni tipo e grado possibile, costituiscono il filo conduttore dell’opera. 

Dalle bugie a livello politico, a quelle dette agli amici, alla famiglia, dette per amore o per puro egoismo. Fino ad arrivare alle bugie dette a se stessi. Le più pesanti, quelle da cui è difficile liberarsi. Mentire è una dipendenza, un’abitudine a cui diventa quasi impossibile rinunciare.
Si inizia con una singola bugia, buttata al vento, in maniera così superficiale. E dopo? Quante altre ne serviranno per coprire la prima? Cominciano così ad accumularsi sempre più fino a prendere il controllo sull’uomo. E così il menzognero diventa vittima delle sue stesse bugie.
Mostra così tante versioni diverse di sé alle persone e finisce poi per perdere se stesso.

Questi tre ragazzi si trovarono d’improvviso sulla stessa barca ma da soli, ognuno per sé.
“tutti per uno e uno per tutti!” era una bugia che si erano raccontati, un’illusione. Non erano così, e mai lo erano stati. Però erano amici, ed erano destinati ad esserlo per sempre, a dispetto di, nonostante tutto.
Affascinante e sorprendente è notare come i cinque libri finalisti, sebbene eterogenei ed unici nel loro genere, presentino numerosi punti di raccordo, temi e messaggi condivisi che si annodano in una piacevole sinuosità.

Gaiotto Anna Sole e Sautto Alice (5BSCA)