L’età della sfiducia

A dieci anni dalla pubblicazione del suo grande successo La solitudine dei numeri primi, Paolo Giordano torna con un nuovo grande romanzo: Divorare il cielo, presentato al Teatro Verdi sabato 22 settembre.

Il libro, nato dalla riflessione dell’autore sugli attacchi terroristici avvenuti nel 2016 in Francia, tratta di tematiche etico-civili come l’estremismo in tutte le sue forme, la sfiducia nei confronti del mondo odierno e del futuro e la dilagante solitudine sociale. Lo scrittore, intervistato da Gian Mario Villalta, ha esposto al pubblico pordenonese le ragioni che lo hanno spinto a trattare questi temi, cioè il rapporto che le generazioni attuali hanno con la speranza e con il futuro: un rapporto definito inverso, in quanto negli ultimi decenni si guarda al domani non con ottimismo, ma con angoscia. I giovani d’oggi percepiscono come un peso incombente l’obbligo di proseguire gli studi, che occupano un lungo periodo della loro vita, ritrovandosi così in un’età quasi di mezzo, con poche esperienze e poca consapevolezza di sé. Questo, secondo Giordano, può creare attrazione verso l’estremo, spingendoli a compiere azioni spesso pericolose con l’unico scopo di trovare delle risposte e lasciare un segno. Molte volte infatti, al giorno d’oggi, ci si sente impossibilitati a dare un contributo personale alla società, poiché non vi è una situazione di lotta comune, ma solo piccole proteste che risulteranno irrilevanti. Così, quelle persone che nel loro piccolo combattono per qualcosa, finiscono col sentirsi profondamente sole ed estranee nei confronti del mondo.

Nonostante i temi particolarmente tristi, il romanzo viene definito “vorace”, in quanto porta il lettore alla radice di tali problemi e trasmette i forti sentimenti che travolgono l’anima quando ci si trova coinvolti in situazioni di questo genere. Un libro molto reale, che espone la ciclicità dei fallimenti e rinascite che costellano la nostra vita, ma soprattutto che fa riflettere sulla società attuale e sul mondo che stiamo costruendo, o forse, distruggendo.

Chiara Leorato, Adele Marzotto