Edizione 2020

COME PESCI IN UN ACQUARIO

 

Mi sono sempre chiesta come si sentissero i pesci rossi dentro gli acquari. Ricordo che mia zia ne aveva uno che ai miei occhi di bambina pareva gigantesco e passavo ore e ore a guardare quelle nuvole colorate muoversi avanti e indietro, guardando il mondo esterno, ma senza poterne farvi realmente esperienza. Tentavo di immedesimarmi nella frustrazione che dovevano provare sapendo di avere un vetro a dividerli da tutto quello che c’era fuori, al di là.

Inutile dire che in quest’ultimo periodo ho avuto la possibilità di sperimentare sulla mia pelle il fatto di essere un pesce rosso: da febbraio in poi, uno schermo ha intermediato qualsiasi contatto esterno al mio acquario, alla mia casa.

Non hanno fatto eccezione le conferenze e la cerimonia di premiazione della decima edizione del premio letterario Bottari Lattes, che ogni anno dal 2011 si svolge ad Alba, in Piemonte.

Avendo partecipato però anche all’edizione scorsa, sempre come giurata, ho vissuto una situazione lievemente diversa da quella dei pesci rossi: avevo già vissuto di persona l’esperienza e ripeterla in via telematica è stato stranissimo: continuavo a fare confronti con l’evento passato e a pensare a come fosse stato diverso e più intenso.

In effetti credo che “intenso” sia la parola che meglio possa descrivere il mio viaggio ad Alba l’anno scorso: tre giorni completamente immersi in una città che brulicava di scrittori, lettori e ragazzi da tutta Italia. Passeggiando per le strade accanto all’odore di tartufo tipico della zona si percepiva quello della carta stampata, dei libri; sembrava quasi che le stesse parole, che guizzavano come pesci di fiume, avessero un loro odore distinto, diverso per ogni autore. In quei tre giorni di ottobre con gli altri giurati della mia scuola ho stretto, inoltre, amicizie che ho ancora oggi; ho conosciuto persone appassionate di libri, certo, ma anche disposte a mettersi in gioco e a tendere la mano per non lasciare indietro nessuno.

Quest'anno invece, tutte le conferenze sono state effettuate via streaming, almeno per la mia scuola. Ho conosciuto appena gli altri giurati, a stento so riconoscere i loro volti; gli incontri con gli autori, seppur sempre interessanti, non mi hanno fatto sentire vicina a loro; in generale, era come se tutto fosse avvolto da una nebbia sottile, ma non indifferente, che mi separava dall’evento e me lo faceva guardare da esterna, senza poter intervenire.

Parlando di libri, l’anno scorso ero la protagonista del romanzo, quest’anno una lettrice come tante altre, vicina, ma mai completamente dentro la narrazione; potevo solo sbirciare ciò che succedeva, non ero mai al centro dell’azione. Credo che una grande penalizzazione sia stata dovuta anche all’impossibilità per noi connessi via streaming di interagire e porre domande agli autori stessi.

In generale tuttavia, anche se quest’anno il premio ha perso parte della sua magia, l’esperienza mi è piaciuta lo stesso e la consiglierei vivamente: i libri erano molto interessanti e le clip che li presentavano affascinanti, catturavano l’attenzione e fornivano punti di vista differenti; gli autori sempre disponibili a rispondere con calore alle domande sia del mediatore che degli studenti presenti.

Concludo con la speranza di avere un giorno un’altra occasione di partecipare all’evento, di tornare ad Alba e togliermi quel lieve sapore amaro che mi ha lasciato questa edizione.

 

Irene Peresson (4 Csci)