La Cina del 1989 tra musica e rivoluzione

Nella giornata di sabato 20 ottobre 2018, gli studenti coinvolti nell'ottava edizione del Premio Bottari Lattes Grinzane hanno avuto l'opportunità di porre delle domande anche a Madeleine Thien, autrice del romanzo Non dite che non abbiamo niente. Questo suo ultimo libro, presentato durante l'incontro tenutosi presso l'Auditorium della Fondazione Bottari Lattes, sottolinea l'oppressione fisica e psicologica che i personaggi si trovano a dover affrontare nella quotidianità del regime comunista della Cina del XX secolo, non solo con lo scopo di preservare la memoria storica dalla censura, ma anche per riflettere sulla società odierna, partendo dalla domanda forse più rilevante al giorno d'oggi e ancora irrisolta: com'è possibile migliorare la società in cui si vive, evitando di ripetere le atrocità del passato?

Interessante è stato quindi capire il motivo per cui Madeleine Thien ha deciso di cimentarsi nella scrittura del suo romanzo: essendo nata da genitori cinesi e sempre vissuta in Canada, non avrebbe mai pensato di affezionarsi così tanto alla storia di una nazione in realtà geograficamente lontana dalla propria, ma, dopo averla visitata provando imbarazzo per non aver mai realmente approfondito le sue origini, si è avvicinata soprattutto agli eventi di Piazza Tienanmen, leggendo numerosissimi testi, saggi e libri storici dai quali sono spontaneamente emerse le caratterizzazioni dei suoi personaggi.

Anche la sua famiglia d'origine è molto legata agli avvenimenti del 1989, tanto che, afferma l'autrice, “si preoccupavano di accertare la veridicità storica di un romanzo che in realtà è di fiction”: in questo modo, ricorda che tutti i discorsi, le canzoni propagandistiche e gli episodi citati sono reali anche se vissuti attraverso gli occhi di personaggi verosimilmente inventati.

Infine, la tematica forse più importante del romanzo, emersa anche durante l'incontro, è proprio la musica: con le “Variazioni Goldberg” di Bach, spesso citate nel romanzo, l'autrice identifica tutta la vicenda raccontata in quanto trasmettono un senso di infinito e circolarità che si ritrovano durante la lettura del romanzo stesso. La musica è intesa quindi come potente strumento di propaganda politica ma soprattutto come il linguaggio da sempre utilizzato da chi necessita di esprimersi sfuggendo alla censura.

 

Alice Donno - 3B SCA