Gentilezza e brutalità di Roma

Un’impeccabile analisi storica è stata la presentazione accurata dal docente universitario di Bologna Giovanni Brizzi in occasione della seconda giornata di Pordenonelegge 2018. Il tema principale dell’ incontro è stata la ribellione di Spartaco, verificatosi tra il 73 ed il 71 a.C., nella penisola italica. Tale rivolta non solo si occupava di ristabilire la libertà per coloro i quali erano sottomessi, come schiavi e gladiatori, ma anche di vendicarsi dei soprusi subiti dalle popolazioni Lucane, Sannite ed altre del centro Italia. In particolare il conflitto aveva il fine di restituire la cittadinanza a quest’ ultime che l’avevano precedentemente persa alleandosi con Annibale, nel corso della seconda guerra punica.

Il carismatico Spartaco tentò di rendere questi obiettivi reali ottenendo varie vittorie sui Romani, ma finendo per capitolare per il mancato appoggio delle città.

Pur avendo perso sul campo, Spartaco, però, vinse in ambito sociale: col primo censimento a fine guerra, i cittadini romani passarono da 460000 a 970000. Infatti i Romani premiarono le popolazioni, non alleatesi con i ribelli, con la cittadinanza. Tale precisazione ha consentito al relatore di aprire una parentesi sul comportamento eccezionale di Roma, a differenza di Greci, Punici e popoli Orientali, nell’integrare i popoli sottomessi, rispettando e accettando i loro usi e costumi.

Questa gentilezza di Roma si poteva trasformare in efferata brutalità soprattutto se a guidare l’esercito ribelle fossero schiavi. Crocifiggendo i 6000 schiavi alleati di Spartaco, Crasso applicava la legge stante il quale: “Nessuno schiavo poteva impugnare le armi due volte contro Roma dopo essersi arresi una prima volta”.

 

Marco Bortolussi e Riccardo Tanzi