Il mistero del fascismo
Sabato 22 settembre il romanziere Antonio Scurati e il giornalista e storico Paolo Mieli hanno illustrato la figura storica di Mussolini, come dittatore e rivoluzionario. Grazie alla scelta di mantenere una posizione equilibrata, tale da non far trasparire la sua ideologia antifascista, lo scrittore si dimostra innovativo nell’ usare una tecnica narrativa oggettiva. Inoltre, decide di trattare gli anni dell’ascesa del fascismo fino al delitto Matteotti perché ha notato che altri libri che trattavano questo argomento partivano direttamente con la dittatura fascista ormai affermata, quindi dal 1925 in poi, senza incominciare dall’inizio di tutto, ovvero dalla fondazione dei Fasci di Combattimento Italiani.
Anche con queste premesse, Scurati mostrava nella sua illustrazione i suoi ideali: definisce la figura di Mussolini “cava” poiché, privo di ogni principio morale, non esitò a tradire chiunque gli stesse accanto, compreso il suo vecchio partito, il PSI. Ciò non fa del Duce un uomo privo di valori, anzi, con i suoi discorsi riusciva ad ammaliare tutti, inclusi i suoi oppositori. Ciò viene avvalorato dal fatto che molte persone, successivamente considerate antifasciste come Giovanni Giolitti e Benedetto Croce, votarono per la legge Acerbo (1923), promulgata dai fascisti.
Nel corso della conversazione non sono mancati gli aneddoti: il 19 novembre 1919 un gruppo di socialisti, simulando il funerale dell’allora traditore Mussolini, si presentarono sotto lo studio di quest’ultimo in occasione della sconfitta del suo partito, durante le precedenti elezioni. Il futuro dittatore, sconsolato e pronto ad abbandonare la vita politica, fu confortato dall’amante Margherita Sarfatti e convinto ad andare avanti. Per Antonio Scurati se non ci fosse stata quella donna, molto probabilmente, il fascismo non ci sarebbe mai stato.
Marco Bortolussi, Riccardo Tanzi